Diritto della Previdenza

Diritto previdenziale e assistenza legale contro INPS: tutto quello che bisogna sapere in caso di ricorso all’INPS

Il diritto della previdenza sociale si occupa di tutte quelle forme di tutela ed assistenza dei lavoratori e dei loro familiari, che implicano l’erogazione di somma di danaro o altri servizi.

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Introduzione: in cosa consiste il diritto alla previdenza sociale

Il diritto alla previdenza sociale riguarda prestazioni direttamente o indirettamente collegate allo svolgimento di una attività lavorativa, il cui scopo è quello di garantire un sostentamento di tipo economico o di altra utilità al soggetto che, a causa di particolari eventi, deve sospendere o interrompere il lavoro.

La previsione di tali forme di tutela trova garanzia a livello costituzionale, in quanto l’art. 38 della Costituzione prevede tra l’altro espressamente che:

  1. Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale
  2. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria

Diverse sono quindi le prestazioni erogate dagli enti pubblici (INPS, INAIL) o privati (casse professionali), a seconda del tipo di evento cui la prestazione è collegata, come ad esempio:

  • malattia;
  • infortunio;
  • maternità;
  • invalidità;
  • disoccupazione;
  • pensionamento.

Tutela previdenziale: cos’è, quali sono le principali forme, come viene finanziata ed erogata

L’insieme delle prestazioni dovute per ciascun evento costituisce la normativa previdenziale.

Si tratta, come si vede, di una legislazione speciale che determina casi e forme di tutela ed assistenza.

Il principale strumento di finanziamento per l’erogazione della prestazione economica legata agli eventi di cui si è detto è la contribuzione, cioè una specifica imposizione obbligatoria calcolata sulla retribuzione corrisposta al lavoratore.

Esistono diverse tipologie di contributi:

  • obbligatori, versati dal datore di lavoro in misura percentuale rispetto all’ammontare della retribuzione del lavoratore, nonché dal lavoratore;
  • figurativi, riconosciuti senza alcuna prestazione lavorativa effettiva (ad esempio connessi a maternità, disoccupazione o cassa integrazione);
  • da riscatto, con cui si coprono in via onerosa periodi non lavorati (ad esempio il periodo di studi);
  • volontari.
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È inoltre possibile avvalersi degli istituti del cumulo e della ricongiunzione attraverso i quali le contribuzioni versate in regimi previdenziali diversi (ad esempio pubblico impiego e casse professionali private) si sommano ai fini del diritto e della misura di una unica prestazione pensionistica.

Infatti, in tema di pensioni, il vecchio regime retributivo basato sulle retribuzioni percepite dal lavoratore è stato da tempo sostituito dal regime contributivo, in cui il trattamento pensionistico è rapportato ai contributi versati durante tutta la vita lavorativa del dipendente.

Ciò vuole dire che maggiore è il carico contributivo maggiore sarà l’importo pensionistico.

A seconda poi della tipologia di rapporto di lavoro, pubblico o privato, sussistono notevoli differenze in tema di misura del trattamento pensionistico, previste dalle specifiche legislazioni di settore.

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Assistenza legale contro INPS, di cosa si tratta

L’Istituto Nazionale Previdenza Sociale o INPS è il principale istituto nazionale di previdenza ed assistenza sociale, a cui è affidata la gestione delle principali prestazioni economiche previdenziali ed assistenziali.

Capita spesso che l’INPS notifichi al lavoratore o al datore di lavoro un provvedimento che questi ritengono essere pregiudizievole per la loro posizione.

Le questioni possono essere tra le più varie:

  • l’indennità di accompagnamento;
  • l’assegno di invalidità;
  • infortuni e malattie;
  • trattamenti pensionistici, civili e di guerra;
  • diniego accesso ai trattamenti di integrazione salariale.

I provvedimenti possono anche essere emessi a seguito di controlli o accertamenti ispettivi da parte dell’INPS che, se non tempestivamente impugnati dinanzi l’autorità competente, possono dare luogo ad azioni esecutive per il recupero di somme di danaro a titolo di indebiti o sanzioni.

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In tutti questi casi si pone il problema, sia per il lavoratore che per il datore di lavoro, di quando e come promuovere un’azione contro l’INPS.

È allora fondamentale il supporto di legali esperti per determinare la migliore azione a tutela degli interessi dei propri clienti.


Assistenza legale contro INPS, come fare ricorso

Contro i provvedimenti adottati dell’INPS, i lavoratori ed i datori di lavoro possono promuovere ricorso amministrativo al competente comitato, secondo quanto previsto dalla legge n. 88/1989.

Il comitato decide i ricorsi che riguardano tra gli altri:

  • le prestazioni pensionistiche;
  • le prestazioni del Fondo di garanzia per il trattamento di fine rapporto;
  • le prestazioni delle gestioni dei lavoratori autonomi;
  • le prestazioni relative alla disoccupazione involontaria;
  • la pensione sociale;
  • le prestazioni economiche per malattia e per la maternità;
  • i trattamenti familiari;
  • l’assegno per congedo matrimoniale.

Il termine per promuovere il ricorso è, normalmente, di novanta giorni dalla comunicazione del provvedimento che si intende impugnare (vi sono tuttavia specifici casi in cui il termine è ridotto a trenta giorni).

Invece, nel caso in cui, a seguito di specifica istanza, l’INPS non abbia provveduto ad adottare alcun provvedimento, il termine per la proposizione del ricorso amministrativo decorre, in via generale, dal centoventunesimo giorno successivo a quello di presentazione della relativa domanda.

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Assistenza legale contro INPS, iter da seguire per fare ricorso

Il ricorso amministrativo avverso i provvedimenti dell’INPS va presentato seguendo la specifica procedura sul portale “Ricorsi online” accessibile dal sito INPS con le proprie credenziali digitali. Questa rappresenta ormai l’unica possibilità, essendo prevista solo la proposizione in via telematica del ricorso.

Il ricorrente deve:

  • indicare il provvedimento impugnato;
  • esporre brevemente la vicenda;
  • indicare i motivi di modifica, revoca, sospensione o annullamento del provvedimento;
  • allegare i documenti.

Decorsi inutilmente i termini previsti per il compimento del procedimento (novanta giorni) o, comunque, decorsi 180 giorni dalla proposizione del ricorso, sarà possibile procedere in via giudiziale.

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La proposizione del ricorso amministrativo è, di norma, condizione di procedibilità della domanda giudiziale. Infatti, l’art. 443 c.p.c. prevede che, prima di adire l’autorità giudiziaria in materia di previdenza e assistenza obbligatorie è necessario esaurire preliminarmente i procedimenti per la composizione della lite in sede amministrativa. Pertanto, dopo la proposizione del ricorso amministrativo, se l’INPS ha non accolto i rilievi o è rimasto silente sull’istanza, l’interessato potrà ricorrere al Tribunale competente, in funzione di giudice del lavoro.

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