Con una recente ordinanza (n. 4336 del 3 aprile 2019), i giudici amministrativi capitolini hanno investito la Corte di giustizia europea della questione giuridica relativa alla conversione del rapporto di lavoro a tempo determinato del personale ricercatore universitario, in contratto a tempo indeterminato.
Secondo il collegio, se è pur vero che la normativa europea non pone un obbligo generale agli Stati membri di prevedere la trasformazione dei contratti di lavoro a tempo determinato in un contratto a tempo indeterminato, è pure vero che l’intento del legislatore europeo è quello di prevenire gli abusi derivanti dall’utilizzo di una successione di contratti a tempo determinato.
Pertanto, dovendo ciascuno Stato membro adottare delle misure “idonee” a prevenire tali abusi, tenendo anche conto delle esigenze di settori e/o categorie specifici di lavoratori, secondo i giudici, “non esiste nell’ordinamento giuridico nazionale una misura efficace, alternativa alla conservazione del posto di lavoro, atta a sanzionare l’abuso del ricorso al contratto a termine nei confronti degli interessati”.
Non resta che attendere la pronuncia del giudice europeo.