Ricongiunzione contributi: come tutelare i tuoi diritti previdenziali

Diritto del lavoro e dell'impresa

13 Maggio 2025 StudioLegale

Ricongiunzione contributi, definizione e principali vantaggi

La ricongiunzione dei contributi è uno strumento previsto dalla legge che consente ai lavoratori di riunire i contributi previdenziali versati in diverse gestioni presso un’unica cassa o fondo.

È stata introdotta dalla legge 7 febbraio 1979 n. 29 per trasferimenti tra INPS, ex INPDAP, gestioni speciali per autonomi, fondi sostitutivi ed esonerativi; e poi integrata dalla legge n. 45/1990 per i liberi professionisti iscritti a casse private.

Il principale obiettivo è ottenere un’unica prestazione pensionistica, completa e potenzialmente più vantaggiosa. Ricongiungendo i contributi, questi diventano utili sia ai fini del diritto che della misura della pensione. La ricongiunzione è quindi particolarmente utile per chi ha avuto carriere lavorative frammentate tra pubblico, privato e/o libera professione.

Il vantaggio è la possibilità di accedere a una pensione più elevata, soprattutto se si ricongiungono i contributi verso una gestione che applica un sistema retributivo anziché contributivo.

Questo si traduce in un assegno più alto, calcolato sulla base delle retribuzioni o redditi più recenti, tipicamente più favorevoli.

Un altro vantaggio è la semplificazione amministrativa: invece di gestire più trattamenti pensionistici, il lavoratore beneficia di una sola pensione.

Tuttavia, la ricongiunzione è a titolo oneroso, comportando costi che variano in base alla gestione coinvolta.

 

Chi può richiedere la ricongiunzione contributiva: requisiti e categorie ammesse

La ricongiunzione contributi può essere richiesta da tutti i lavoratori che hanno versato contributi previdenziali in più gestioni, pubbliche o private.

In particolare, è ammessa per:

  • lavoratori dipendenti pubblici;
  • lavoratori dipendenti privati;
  • lavoratori autonomi;
  • liberi professionisti.

La L. 45/1990 stabilisce che possono accedere alla ricongiunzione contributi sia i professionisti che sono stati iscritti a casse previdenziali obbligatorie (come ENPAM, INARCASSA, CNPADC, ecc…), sia coloro che hanno contribuito alla Gestione separata INPS.

Condizione essenziale è che il soggetto sia attualmente iscritto ad una gestione previdenziale e che voglia trasferire i periodi contributivi accumulati presso altre casse. Non è invece necessario aver raggiunto l’età pensionabile: ciò che conta è la finalità unitaria della prestazione.

Di norma, anche chi è stato cancellato da un albo professionale ha diritto alla ricongiunzione contributi.

 

ricongiunzione contributi lavoratori

 

Come si richiede la ricongiunzione dei contributi?

Per presentare la richiesta di ricongiunzione è necessario seguire una procedura amministrativa specifica, che varia leggermente a seconda della gestione coinvolta.

Ad esempio, nel caso di domanda di ricongiunzione dei contributi all’INPS, la domanda va presentata in modalità telematica, attraverso il portale dell’INPS “Riscatti, Ricongiunzioni e Computo”. È possibile presentare la domanda anche tramite un patronato.

In generale, il lavoratore deve presentare domanda alla gestione previdenziale presso cui è attualmente iscritto. Ad esempio, un professionista attualmente iscritto all’ENPAM dovrà inoltrare richiesta a quest’ultima per trasferire i contributi precedentemente versati all’INPS.

La domanda deve essere corredata dalla documentazione attestante i periodi contributivi da ricongiungere.

In seguito, l’ente previdenziale effettua una valutazione sulla base della normativa vigente e calcola l’eventuale onere economico per il trasferimento dei contributi. È di norma possibile effettuare il pagamento in un’unica soluzione o ratealmente, con modalità e interessi stabiliti per legge.

 

Differenze tra riscatto, totalizzazione e ricongiunzione dei contributi

La ricongiunzione non è l’unico strumento disponibile per unificare i contributi previdenziali.

Esistono anche il riscatto e la totalizzazione, ciascuno con finalità e implicazioni diverse:

  • Ricongiunzione: trasferisce i contributi da una gestione a un’altra, con possibilità di unificare il diritto a una sola pensione, di solito è onerosa; utile sia ai fini del diritto che della misura della pensione;
  • Totalizzazione: consente di sommare i contributi versati in più gestioni per maturare il diritto alla pensione, senza trasferimento dei fondi. Non comporta costi, ma può portare a una prestazione meno favorevole per il calcolo interamente contributivo;
  • Riscatto: riguarda periodi non coperti da contribuzione (es. anni universitari, servizio militare, ecc…). È anch’esso oneroso e finalizzato ad aumentare l’anzianità contributiva.

La scelta dello strumento più idoneo dipende da vari fattori: gestione di destinazione, costo dell’operazione, tipo di calcolo (retributivo o contributivo) e valore della pensione ottenibile.

 

Ricongiunzione contributi da lavoro privato a pubblico impiego: regole e aspetti da considerare

Quando un lavoratore ha maturato periodi contributivi nel settore privato e successivamente nel pubblico impiego, può chiedere la ricongiunzione verso la gestione ex INPDAP (oggi confluita in INPS).

La legge consente tale operazione, ma richiede un onere da sostenere, calcolato in base a parametri precisi.

Elementi da considerare includono:

  • la convenienza economica (dovuta alla possibile applicazione del sistema retributivo);
  • l’anzianità contributiva e l’importo stimato della pensione;
  • eventuali tempi di prescrizione o vincoli di legge.

Il supporto contabile risulta fondamentale, soprattutto per ottenere simulazioni comparative tra le diverse opzioni disponibili (cumulo, totalizzazione, ricongiunzione).

 

ricongiuzione contributi inps

 

Gestione separata INPS: è possibile la ricongiunzione dei contributi versati?

Sì, la ricongiunzione dalla Gestione separata INPS verso altre casse è da ritenersi ammessa, ma l’INPS spesso si oppone.

Tuttavia, la Cassazione ha riconosciuto tale diritto, ad esempio, con la sentenza n. 26039/2019 e l’ordinanza n. 3635/2023.

La possibilità che l’assicurato possa avvalersi della ricongiunzione dei periodi maturati presso la Gestione separata è stata riconosciuta dalla Suprema Corte di Cassazione che ha avuto modo di affermare che “Il comma 2 dell’art. 1, l. n. 45/1990 riconosce esplicitamente la possibilità di ricongiungere i contributi A.G.O. nella gestione presso cui l’interessato è iscritto nelle vesti di libero professionista, senza limitazioni e a prescindere dalla omogeneità delle contribuzioni versate nelle diverse gestioni”.

Si tratta, inoltre, di orientamento recepito anche dalla giurisprudenza di merito dei Tribunali e delle Corti di Appello italiane.

Secondo la giurisprudenza, quindi, la normativa di settore riconosce esplicitamente la possibilità di ricongiungere i contributi nella gestione presso cui l’interessato è iscritto come libero professionista, senza alcuna limitazione e anche se le gestioni previdenziali adottino un diverso metodo di calcolo.

Di conseguenza, l’iscritto ha diritto alla ricongiunzione onerosa anche in presenza di sistemi pensionistici eterogenei.

 

Quanto si paga per ricongiungere i contributi a seconda della gestione previdenziale?

Il costo della ricongiunzione contributiva varia in funzione della gestione previdenziale di destinazione e dei parametri utilizzati (età del richiedente, anzianità contributiva, reddito alla data della domanda, ecc…).

Il calcolo avviene tramite coefficiente di riserva matematica. La formula include:

  • differenza tra pensione con e senza i contributi ricongiunti;
  • moltiplicazione per il coefficiente;
  • detrazione dei contributi trasferiti (rivalutati);
  • il 50% del valore risultante è a carico del lavoratore.

In generale, è prevista la possibilità di pagare in unica soluzione o di rateizzare (normalmente rate mensili in misura massima pari alla metà dei mesi ricongiunti). L’onere è deducibile fiscalmente.

È consigliato valutare la convenienza attraverso una simulazione effettuata da un esperto contabile.

 

Quanto tempo impiega l’INPS per la ricongiunzione dei contributi?

L’INPS gestisce le domande di ricongiunzione attraverso una piattaforma digitale che ne consente la consultazione online.

Dopo l’invio della domanda, la pratica viene protocollata e affidata alla sede competente.

Il termine regolamentare per la definizione della pratica è stato fissato in 85 giorni, ma i tempi medi per la definizione si allungano, anche di diversi mesi, in presenza di ricorsi, documentazione incompleta o complessità nelle posizioni assicurative.

È possibile monitorare lo stato di avanzamento sul portale dedicato.

 

Ricongiunzione contributi: cause di rifiuto da parte dell’INPS

Le principali cause di rifiuto da parte dell’INPS sono:

  • contribuzione già utilizzata per altra pensione;
  • richiesta di trasferimento parziale dei contributi;
  • mancanza di omogeneità tra i sistemi di calcolo (ad esempio applicazione esclusiva del metodo contributivo nella gestione di provenienza, come la Gestione separata);
  • interpretazione restrittiva delle norme.

L’INPS, spesso, invita l’assicurato a optare per altri strumenti (cumulo, totalizzazione), ritenendo non applicabile la ricongiunzione nei casi in cui si voglia trasferire i contributi verso gestioni retributive.

Secondo l’INPS la facoltà di ricongiunzione non è riconosciuta né potrebbe esserlo se il trattamento pensionistico dell’interessato debba essere calcolato utilizzando il solo metodo contributivo, trasferendo la contribuzione ad altro ente che non applica il medesimo metodo.

In questi casi, infatti, l’INPS ritiene che l’assicurato possa avvalersi di altri istituti sempre finalizzati alla “valorizzazione” dei periodi assicurativi, come la totalizzazione o il cumulo.

Per l’ente, quindi, la ricongiunzione non sarebbe applicabile nel caso della Gestione separata, in cui di utilizza il solo metodo contributivo, trovando invece applicazione diversi istituti.

Tuttavia, come detto, tale posizione è stata più volte smentita dalla giurisprudenza.

 

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Strumenti legali e amministrativi per tutelarsi nella ricongiunzione contributi

In caso di rigetto della domanda, il primo passo è presentare un ricorso amministrativo, che costituisce una condizione di procedibilità dell’eventuale giudizio, come previsto dalla normativa processuale.

Se non vi è risposta entro i termini di legge (di norma, 90 giorni) o in caso di rigetto espresso, sarà possibile adire il Tribunale del lavoro o la Corte dei Conti (per dipendenti pubblici).

La consulenza legale risulta fondamentale per inquadrare correttamente la normativa, predisporre la documentazione e seguire le vie giudiziarie, qualora necessarie.

L’azione tempestiva è essenziale per non decadere dai termini previsti.

 

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